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VIDEOPROIEZIONE – IL GRANDE DOCUMENTARIO D’ARTE: LIBERO BIZZARRI

RITRATTI DI CITTA’. URBAN SCENERIES.
Da Boccioni a De Chirico, da Sironi a Merz a oggi
a cura di  Flaminio Gualdoni

 VIDEOPROIEZIONE – IL GRANDE DOCUMENTARIO D’ARTE: LIBERO BIZZARRI

Venerdì 24 Ottobre alle ore 18.15

la mostra Ritratti di Città presenta la videoproiezione:

“IL GRANDE DOCUMENTARIO D’ARTE: LIBERO BIZZARRI”

A cura di Flaminio Gualdoni, in collaborazione con la Fondazione Libero Bizzarri di San Benedetto del Tronto

La serata prevede la proiezione di tre cortometraggi dedicati a tre grandi autori presenti in mostra:

Boccioni e i futuristi”, 1961 (11’) candidato al premio Oscar per il documentario.                                       “Testimonianze di Guttuso”, 1961 (12’)
Giorgio Morandi”, (14’59”) che fu presentato nel 1968 alla 29° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Libero Bizzarri (Montalto delle Marche 1926 – San Benedetto del Tronto 1986) è stato uno dei massimi documentaristi italiani del dopoguerra, con un’attenzione specifica all’arte contemporanea. Nel 1961 è stato candidato all’Oscar per il video “Boccioni e i futuristi”.

Da Boccioni a Ben Shahn, da Guttuso a Dorazio, da Morandi a Vespignani, i suoi documentari si concentrano sulla qualità intellettuale degli autori, sul loro autentico contributo culturale, evitando ogni retorica spettacolare e ogni enfasi intorno al personaggio, affidandosi per i testi a studiosi autorevoli come D. Morosini, M. De Micheli, R.Monti.

 

La Mostra: ritratti di città :

28 GIUGNO / 16 NOVEMBRE 2014 - VILLA OLMO, COMO

Dal 28 giugno al 16 novembre 2014 si tiene a Villa Olmo la mostra del Comune di Como Ritratti di città. Urban sceneries. Da Boccioni a De Chirico, da Sironi a Merz a oggi, a cura di Flaminio Gualdoni. L’evento espositivo è la seconda tappa del progetto triennale del Comune che ha preso avvio lo scorso anno con la mostra “La città nuova. Oltre Sant’Elia”.

Ritratti di città presenta oltre sessanta opere attraverso un percorso che intende indagare, per la prima volta attraverso una mostra, l’incidenza dell’immagine della città moderna – tra utopia, mito e realtà – nell’arte italiana del XX secolo e del tempo d’oggi.

Tra le opere esposte, una scultura che Arnaldo Pomodoro ha realizzato appositamente per l’evento comasco. Inoltre Ritratti di città offrel’occasione di vedere opere mai viste o raramente esposte, perché provenienti da collezioni private. Tra queste, La città che avanza di Giacomo Balla, esposta qui per la prima volta, oltre che Via Toscanella di Ottone Rosai e Periferia di Umberto Boccioni, anch’esse quasi mai apparse in mostre pubbliche.

Più di altre culture, l’italiana è legata alla tradizione visiva del genere paesaggistico, dunque a un’idea di naturale largamente prevalente sull’immagine urbana. È solo con le spinte moderniste di fine ‘800 e soprattutto con l’avanguardia futurista che la visione urbana entra progressivamente in scena, divenendo di volta in volta il referente visivo e intellettuale di un ragionamento esteso all’idea tutta di modernità. Dire città significa energia ottimistica, comunità dotata di un’anima e di un’identità, un progresso che allora si immagina senza limiti e confini. Significa, ancora, un modo di vita fatto di rumori anziché di silenzi, di azione anziché di contemplazione.

Il futurismo di Boccioni, Balla, Depero, Dottori, dunque, è interprete perfetto della città nuova, del suo imporsi come visione ulteriore anche dal punto di vista della struttura dell’immagine: “le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che fiutano l’orizzonte” sono, nel Manifesto futurista, il mondo nuovo. A fianco, subito, laMetafisica di De Chirico segna della sua trasognata classicità l’immagine della città, in una sorta di doppio rapporto – tra entusiasmo e resistenze culturali – con la metropoli che innerverà di sé tutto il corso del ‘900.
Il grande Novecento è dominato da un artista come Sironi, i cui paesaggi urbani incarnano le prime perplessità poetiche nei confronti della nuova condizione esistenziale: le sue sono, ha scritto Mario Botta, “architetture senza tempo che, a dispetto del programma, solo un futurista ci poteva dare”.

Da Morandi alle prove dell’aeropittura futurista, dall’astrazione geometrica in chiave architettonica, com’è in autori quali Soldati e Galli, alla visione critica e insieme poetica di autori come Mafai, Guttuso e Fiume il percorso si inoltra nel secondo dopoguerra, quando la realtà urbana è tema non coinvolgente solo le avanguardie artistiche, da Cavaliere a Spagnulo, da Merz a Schifano, da Tadini ad Adami a Rotella, ma anche quelle dell’“architettura dipinta” e della fotografia, da un lato con, tra gli altri, autori come, La Pietra, Cantafora, Ico Parisi, maestri nell’interrogare l’immaginario urbano prima ancora che nel definirne i confini possibili, e dall’altro maestri come Fontana, Basilico, Ghirri, Galimberti, grazie ai quali anche la fotografia non è più solo documento, ma interpretazione intellettuale e poetica dei luoghi.

L’itinerario si conclude con una documentazione essenziale delle generazioni ultimissime, le quali tra pittura e fotografia riprendono con forza il tema della crisi attuale dell’immagine di città: da Chiesi a Costa, da Guaitamacchi a Presicce.

La scelta è di documentare ogni autore con opere primarie e per molti versi esemplari, dando vita a un percorso fatto di rimandi iconografici e stilistici e altrimenti di rotture brusche, dimostrando come il ‘900 italiano veda la convivenza di una precisa identità di scuola con la partecipazione al più vivo dibattito internazionale.

 

FLAMINIO GUALDONI

Dal 1980 insegna storia dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano.

Dal 1988 al 1994 dirige la Galleria Civica di Modena, dal 1995 al 1999 i Musei Civici di Varese, nel 2005-2006 la Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano.

E’ commissario alla 44° Biennale di Venezia, 1990.

Cura, tra le altre, mostre pubbliche di Osvaldo Licini, Gastone Novelli, Giuseppe Capogrossi, SalvatoreScarpitta, Mario Mafai, Jean Fautrier, Lucio Fontana, Enzo Cucchi, Urs Lüthi, Jaume Plensa, George Grosz, Piero Manzoni, Marino Marini, Arnaldo Pomodoro, Giacomo Manzù, Massimo Campigli, Nanni Valentini, Leonardo Cremonini, André Villers, Carlo Zauli, Antoni Tàpies, Meret Oppenheim.

Dal 1985 al 2011 collabora alle pagine culturali del “Corriere della Sera” e dal 2006 tiene la rubrica “Il criptico d’arte” in “Il Giornale dell’arte”.

Tra il 2005 e il 2009 dirige la rivista “FMR” e nel 2007 fonda “La rivista bianca FMR”. Ha collaborato con rubriche d’arte a “Il Giorno”, “La Domenica del Corriere”, “Italia Oggi”, “Gente”, RAI Radio 2, RAI Radio 3. Per la trasmissione “Appunti di volo” di RAI Radio 3 nel 2002 gli è stato assegnato il “Premio Venezia alla Comunicazione” in occasione del 6° Salone dei beni e delle attività culturali, Venezia.

È stato tra i fondatori del gruppo [epidemiC], www.epidemic.ws, con il quale ha partecipato nel 2001 aD.I.N.A., Salara, Bologna; 49° Esposizione Internazionale d’Arte. Platea dell’umanità, La Biennale, Venezia;El cuerpo del arte, I Bienal de Valencia; nel 2002 a I love you, Museum für Angewändte Kunst, Francoforte; nel 2003 a Ars Electronica Festival, Linz, e Transmediale, Berlino; nel 2005 a Connessioni Leggendarie Net.Art (1995-2005), Mediateca di Santa Teresa, Milano.

Nel 2011 realizza per il web con Luca Lampo l’Atlante dell’arte italiana, www.atlantedellarteitaliana.it