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LIBERO - LA RIVISTA DEL DOCUMENTARIO ON LINE N.1 - NUOVA SERIE

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Riprendiamo, dopo una vacanza o meglio un vuoto o meglio ancora un’assenza, le pubblicazioni in rete – secondo le regole dell’ultima modernità – di una rivista dedicata al documentario e alle sue numerose metamorfosi. Conosciamo per quel tanto che serve ciò che il doc ha rappresentato e cosa è oggi diventato: in quell’evoluzione che, dagli esempi classici del dopoguerra abbandonati inevitabilmente con la crisi e la fine del neo-realismo, ha accompagnato un genere o un modello collaudato e glorioso in direzione delle sperimentazioni degli anni ’60 e ’70 e posteriori.
Come è ben noto, nel dopoguerra e nel decennio immediatamente successivo i documentari erano parte della programmazione dei nostri cinematografi, nondimeno mal digeriti dagli spettatori. Il cinema d’evasione e di mero divertimento attirava il grande pubblico e il documentario sembrava quasi fatto per ricordare che, con un cinema di qualità e d’impegno, esisteva la realtà. Il che quantomeno al cinema dava fastidio, cosicché gli esercenti presero a evadere le programmazioni dei doc obbligatorie per legge, decretando e consacrando la loro definitiva sparizione.
Oggi, ricomparsi non più in funzione ancillare, presenti alle kermesses nazionali ed internazionali con tutti gli onori ottenendo sovente i primi premi (un valido esempio è quello di All the Beauty and the Bloodshed di Laura Poitras, Leone d’oro a Venezia 2022), hanno anche fatto ritorno nelle sale.

Nel frattempo si era perso un tratto del loro cammino e non appariva chiaramente il passaggio alle ultime forme, complicato dall’irrompere di uno stile televisivo che contaminava e semplificava i modelli, come altrettanto dalla tendenza a farne una forma illustrativa e commemorativa di avvenimenti storici e di figure importanti specie nel mondo dello spettacolo. Una tendenza diffusasi anche da noi dopo i risultati decisamente commendevoli messi a segno in Francia e nel mondo anglosassone.
Ebbene, per queste e per altre ragioni, prima tra tutte la nuova stagione del Bizzarri, riprendiamo a riflettere sui doc: forme, stili, tematiche, specificità e contaminazioni ecc. E insieme pubblico,
rassegne, autori.
Costruire e scrivere una rivista, non che difficile, è alquanto impegnativo. Il fatto è intanto che si è in pochi e nessuno di noi della redazione parrebbe libero da impegni (il richiamo è a Benedetto Croce che compilava tutto solo La Critica, ma a parte le qualità intellettuali agiva a tempo pieno negli studi e nel lavoro esegetico non avendo bisogno di lavorare). Ovviamente non intendiamo e non pretendiamo di imitare Croce, da cui ci separano cent’anni e più di cultura.
E però vorremmo buttare su carta interventi che si nutrissero di pensiero e che riuscissero a entrare nel campo di quella che un tempo si chiamava la battaglia delle idee: evidentemente sul doc e sui semi di cui esso è portatore. Si vedrà. Ricordiamo comunque che la rivista, per omaggio a Libero Bizzarri, cui da sempre si intitola la rassegna di San Benedetto del Tronto, si chiama Libero, ma il titolo nella sua definizione completa è Libero, la rivista del documentario. Questo per presentarci sin dall’intestazione nel tratto irrecusabile dell’esercizio di una libertà

Gualtiero De Santi
Direttore Libero La Rivista del documentario on line